Gerusalemme, è scontro religioso
Copti contro ortodossi

Il monaco appartiene alla chiesa copta egiziana che protestava contro i lavori di restauro bloccata dai poliziotti
di Giordano Stabile
Un monaco preso per piedi e braccia e portato via dai poliziotti israeliani davanti al Santo Sepolcro a Gerusalemme. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e testimoniano l’ennesimo scontro religioso nella Città Santa, ma questa volta fra diverse confessioni cristiane. Il monaco appartiene alla chiesa copta egiziana e protestava, assieme a due fratelli, contro i lavori di restauro che favorirebbero l’appropriazione di un pezzo del complesso da parte della chiesa ortodossa etiope. La disputa ha però anche conseguenze politiche perché rischia di accendere uno scontro fra Egitto ed Etiopia, già in tensione per via di una diga sul Nilo Bianco.

Giordano Stabile
L’incidente è scoppiato nel primo pomeriggio di ieri, quando un gruppo di esperti del dipartimento delle Antichità si è diretto verso il monastero dell’Arcangelo Michele per avviare lavori urgenti. I tre monaci hanno cercato di bloccare l’ingresso, si sono sdraiati per terra, fra i turisti che riprendevano la scena con i telefonini. Uno «ha cercato di assalire gli agenti» ed è stato bloccato e trascinato via. In seguito è stato rilasciato dopo l’intervento dell’ambasciata egiziana, che ha chiesto anche la interruzione dei lavori.
I restauri riguardano il soffitto della chiesa di San Michele, all’interno del monastero conosciuto anche con il nome arabo di Deir al-Sultan, addossato alla chiesa del Santo Sepolcro. Il tetto rischia di collassare e il comune di Gerusalemme ha ordinato la sua chiusura e interventi di consolidamento già nel 2017. Il problema che l’edificio è al centro di una battaglia fra etiopi ed egiziani fin dal 1970, quando un gruppo di religiosi ortodossi, con la complicità della polizia, è entrato con un sotterfugio e ha sostituito le serrature. La Corte Suprema di Gerusalemme ha poi stabilito che l’edificio va restituito alla Chiesa copta ma senza conseguenze.
Ora il comune ha incaricato il dipartimento delle Antichità di restaurarlo, a spese del ministero dell’Interno, come già stabilito nel 2014. I copti hanno detto sì, purché i lavori si svolgessero sotto la loro supervisione. Israele non ha accettato e oggi sono scoppiati gli incidenti.
L’Egitto, attraverso l’ambasciata, si è rivolto a un avvocato e si appellerà per bloccare i lavori, finché la chiesa non sarà restituita ai «legittimi proprietari». Uno scontro che ricorda quello alla Chiesa della Natività di Betlemme, contesa qualche anno fa a colpi di scopa fra cristiani ortodossi e della chiesa armena.
(Stampa)