Il sindaco con la kefiah
di Gerardo Verolino –
“In questi giorni che si evocano tanto Gesù, la Pasqua, la Terra Santa, la salvaguardia del creato , la via crucis, la resurrezione, il bambini del mondo…da laico, credente nell’amore eterno, imploro affinché la tenerezza senza confini di questo bambino -che difende la sua terra da chi la violenta occupandola – abbia la forza di disarmare le vostre armi ed armare i vostri cuori di un briciolo d’amore”.
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli

Gerardo Verolino
Da quando è stato eletto sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha ricoperto tanti ruoli. Dal rivoluzionario castrista con la bandana arancione che, scassando il sistema, fa il suo ingresso nelle stanze dei bottoni, come un novello Che Guevara, per rivoltarle da cima a fondo. Ma è stato anche una specie di Capo del Genio civile o ministro dei lavori pubblici quando, per celebrare plasticamente la potenza smisurata della sua rivoluzione (e del suo ego), pensa di edificare un gigantesco catafalco di tubi innocenti, comunemente denominato come N’Albero sul lungomare di Napoli, a gloria imperitura sua e della città, prima che venga smontato portandosi dietro un mare di polemiche.

I “souvenir” da Napoli di De magistris
Poi diventa una sorta di ministro della Sanità quando, preoccupato per la salute ideologica del suo popolo, pensa di disinfestare politicamente la città dichiarandola derenzizzata (che sa tanto di derattizzata). Nel frattempo emette anche una moneta ufficiale il “Napo” che sarà spazzato via, dopo poco, dall’inflazione.
Ma il ruolo che ha ricoperto di più e con grande partecipazione è stato quello di Capo dello Stato e di ministro degli Esteri della Repubblica autonoma guevarista napoletana.
In questa veste ha ricevuto (altri) Capi di Stato e delegazioni straniere. Unavolta incontra l’Ambasciatore del Venezuela, Julian Isaias Rodriguez. Un’altra volta quello ucraino Yevhen Perelygin.

De Magistris e Sabri Atiyeh
O quello dell’ipotetico Stato palestinese Sab ri Atiyeh. Poi si fa vedere sottobraccio con l’ex ministro delle finanze greco
Varoufakis o col leader della sinistra comunista francese Melenchon. Il fratello Claudio, suo braccio destro, dichiara candidamente: “Siamo i fratelli Castro di Napoli”. È stato spesso in visita oltre confine per stipulare rapporti d’amicizia e cooperazione.
Ha esposto, fuori il balcone del Palazzo comunale,
bandiere di Stati “indipendenti” come la Catalogna. Ha offerto, generosamente, cittadinanze onorarie. Tenendo sempre fede ai dettami del suo credo ideologico “arancione”: un misto di marxismo orecchiato, patetismo terzomondista, movimentismo caciarone, madurismo un tanto al chilo, benecomunismo a-la-page, invettivismo cacasottista, insomma tanta aria fritta incartata nella luccicante carta della rivoluzione brancaleonica per coprire le deficienze della
sua amministrazione.
È in questa veste che l’altro giorno ha postato sulla sua pagina Facebook, a seguito degli eventi della marc ia “del Ritorno”, a Gaza, la foto di un bambino palestinese, piccolo, inerme, che sventolando la bandiera del suo popolo siavvicina ai “duri” soldati israeliani, che lo guardano senza mostrare pietà.
Il bimbo è come se volesse chiedere un gesto di clemenza perché loro non sparino sulla sua gente che vuole dimostrare pacificamente solo per difendere “la sua terra da chi la violenta occupandola” a detta di de Magistris.
Una foto (quella della copertina dell’articolo ndr) da libro”Cuore”. L’innocenza del mondo racchiusa in quel bambino contro l’ottusa brutalità dell’esercito israeliano.

La cittadinanza onoraria ad Abu Mazen
Questo è il propagandistico messaggio che vuol far passare (proprio come fanno i propalatori di Pallywood) il sindaco -ministro degli Esteri che, da sempre, strizza l’occhio, come uno sfegatato ragazzotto, un dei centri sociali con la kefiah al collo, ai palestinesi. L’attrazione tra de Magistris e la Palestina è di vecchia data. Una volta, e siamo nel 2013, accogliendo la Freedom Flottiglia a Napoli prima che prendesse il largo, provocatoriamente, verso le sponde di Ga za, per bacchettare, come al solito, il governo israeliano, la “benedice” e la”arma” intestandosi il merito storico di essere riuscito a far cose che non erano, nientemeno, riuscite “neanche all’amministrazione Obama”.
Laddove fallisce Obama riesce a lui, il Talleyrand del Chiatamone. Ma la sua avversione verso Israele è al limite dell’insulto quando sostiene che “dal 2006 laStriscia di Gaza è una prigione a cielo aperto” o quando offre, e riceve a sua volta in un viaggio a Betlemme, la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen. O quando concede la sala del Comune per la proiezione di un film che è tutto un programma “Israele, il cancro”. Per non dire di quella volta che propone d i conferire la cittadinanza onoraria anche a Bilal Kayed, uno spietato terrorista, da sempre vicino ad Hamas, che ha assassinato, senza pietà, donne e bambini.
Ma non bastasse aderisce anche al movimento del Bds contro Israele.Recentemente, accogliendo la richiesta di “Italia-Israele”, a seguito di una petizione popolare in cui erano state raccolte migliaia di firme a sostegno, ha intitolato, comunque, una piazza della città all’ebreo Giorgio Ascarelli storico fondatore del Calcio Napoli. Suscitando lo stesso un vespaio di polemiche su qu anti ritenevano ingiusto “sacrificare” il nome di Vincenzo Tecchio.
Ma il post strappalacrime dell’altro giorno è in linea con la sua faziosa “politica estera” che sembra rivolgersi ad una città, che nella sua testa, somiglia più ad un grande centro sociale che ad una variegata comunità metropolitana.